202109.08
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Giustizia tributaria: una riforma radicale non è più procrastinabile

La calura estiva sembra aver infiammato il dibattito sulla riforma della giustizia tributaria, inserito dal Governo tra le misure del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR).

Oggetto di discussione sono le proposte formulate nella relazione del 30 giugno 2021 dalla Commissione interministeriale presieduta dal Professor Giacinto Della Cananea (cfr. L. R. Corrado, Giustizia tributaria: due proposte per la specializzazione dei giudici tributari, retro, edizione del 6 luglio 2021).

I tecnici – studiosi e professionisti – si sono espressi pressoché all’unanimità a favore di una radicale riorganizzazione della magistratura tributaria, della struttura amministrativa a suo supporto e del suo organo di autogoverno.

Superando i confini degli operatori del settore tributario, una petizione lanciata su Change.org ha la finalità di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e del decisore politico su queste problematiche.

Le voci della dottrina.

Tra gli studiosi si sono levate voci dissonanti.

Vi è chi ha sottolineato l’approccio pragmatico della Commissione interministeriale, la quale ha indicato soluzioni alternative di grande spessore rimanendo nell’ambito degli interventi realisticamente attuabili all’interno del quadro costituzionale vigente (M. Basilavecchia, Riforme fiscali in arrivo a settembre. Attese da non deludere, retro, edizione del 28 agosto 2021).

Da altra parte è stata evidenziata la frattura di posizioni realizzatasi all’interno della Commissione interministeriale: mentre la componente di matrice accademico-professionale ha perseguito un deciso rafforzamento della giurisdizione speciale tributaria attraverso modifiche strutturali al suo ordinamento giudiziario, la componente di matrice pretoria ha apertamente osteggiato le proposte riformiste, non soltanto manifestando un orientamento conservatore, ma anche enfatizzando l’attrazione verticistica verso il giudizio di legittimità mediante attribuzione del potere di provocare ex officio il salto in cassazione. Rispetto a questa posizione sono state espresse forti critiche, ritenendo che essa esprima un attaccamento allo status quo al fine di mantenere anacronistici vantaggi “corporativistici”, come, ad esempio, la possibilità di svolgere le funzioni di giudice tributario oltre la soglia di cessata carica da magistrato ordinario per il superamento dei limiti di età ovvero in aggiunta alla funzione di giudice di legittimità (C. Glendi, Riforma della giustizia tributaria: così non va!, retro, edizione del 17 luglio 2021).

Vi è inoltre chi rileva che la relazione della Commissione interministeriale appare neutrale rispetto allo specifico ruolo del giudice tributario quale presidio di controllo dell’esercizio del potere impositivo – sotto il duplice profilo della legittimità e della fondatezza dell’azione amministrativa – nel sistema di controlli e contrappesi tra funzioni pubbliche su cui si fonda lo stato di diritto. Si suggerisce di accompagnare la specializzazione ratione materiae con le competenze maturate dai magistrati di ruolo, incardinando le conoscenze di diritto tributario su un’altra giurisdizione già esistente e reclutando i componenti dell’organo giudicante tra il novero di chi è già magistrato, con possibilità di permanenza minima e di rientro nei ruoli di provenienza (R. Lupi, L’esercizio dei pubblici poteri, il contenzioso e la funzione tributaria, www.giustiziafiscale.com, 20 luglio 2021).

Le osservazioni delle associazioni.

Al dibattito sulla riforma della giustizia tributaria hanno contribuito anche le associazioni specializzate nella materia tributaria.

Preso atto della diversità tra le proposte maturate nella Commissione interministeriale per finalità e portata, l’Associazione Nazionale Tributaristi Italiani sostiene la necessità di istituire un ruolo di magistrati specializzati e di carriera, il riassetto della giustizia tributaria richiedendone altresì l’incardinamento nell’organizzazione del Ministero della Giustizia ovvero della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’adeguamento del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria rispetto alle prerogative proprie del Consiglio Superiore della Magistratura. Il contributo di ANTI ha il merito di focalizzare l’attenzione sulle modifiche alla funzione di governo della materia fiscale. La sostanziale conservazione dell’assetto attuale della magistratura tributaria manterrebbe inalterato il ruolo dell’Amministrazione finanziaria quale unica depositaria delle competenze conoscitive richieste da Governo e Parlamento a sostegno dell’esercizio della funzione legislativa: infatti la magistratura tributaria manterrebbe una funzione circoscritta alla sola tutela del contribuente in caso di grave lesione dei suoi diritti. Al contrario, l’istituzione di una magistratura specializzata – come auspicato dalle forze riformatrici interne ed esterne alla Commissione interministeriale – creerebbe le condizioni culturali idonee alla concreta attuazione dei valori di solidarietà economico-sociale che sono alla base dell’assetto disegnato dalla Costituzione: “questa riforma sarebbe un investimento in conoscenza e innovazione da cui l’intera dinamica dell’imposizione avrebbe solo da guadagnare” (così G. Ragucci, Perché riformare la giustizia tributaria è un investimento, in Il Foglio, edizione del 25 agosto 2021).

La maggioranza riformista nega che la radicale riforma della giustizia tributaria sia incompatibile con l’attuale assetto costituzionale: anche l’Unione delle Camere degli Avvocati Tributaristi esclude la lesione della Carta fondamentale, l’unico limite risiedendo nell’oggetto della materia affidata al giudice tributario, e evidenzia le opportunità offerte dall’apertura del reclutamento alle nuove generazioni di cultori del diritto tributario (così A. Damascelli nell’intervista pubblicata nell’edizione del 19 agosto 2021 de Il Messaggero).

Nel position paper sulla riforma della giustizia tributaria presentato dall’Ordine degli Avvocati di Milano e dall’ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano le critiche alla proposta di (non)riforma della giustizia tributaria elaborata dalla fazione conservatrice della Commissione interministeriale si accompagnano a proposte di buon senso che potrebbero contribuire alla riduzione dei procedimenti pendenti e al miglioramento qualitativo delle decisioni di merito (L. R. Corrado, Atti impugnati: sospensione automatica dell’esecutività per liti fino a 50.000 euro, retro, edizione del 30 luglio 2021).

La petizione su Change.org.

Ai convegni e alle audizioni presso le Commissioni Parlamentari – iniziative poste in essere, ad esempio, dal Centro di Diritto Penale Tributario – nelle scorse settimane si sono affiancate ulteriori iniziative attraverso gli strumenti offerti dalle nuove tecnologie. Ad esempio, nelle scorse settimane sulla piattaforma Change.org è stata lanciata una petizione per sensibilizzare l’opinione pubblica e il decisore politico rispetto alle esigenze di una strutturale riforma della giustizia tributaria, ritenuta oramai non più procrastinabile dalla consolidata maggioranza degli operatori del settore.

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